Villa Zambeccari

poi Spada

Bologna, via Casaglia 3

Ritenuta per lungo tempo opera commissionata nell’Ottocento da Clemente Spada Veralli che l’abitò fra il 1820 e il 1866, la villa Zambeccari al Ravone è stata ricondotta alla committenza del marchese bolognese Giacomo Zambeccari e al catalogo dell’architetto Giovan Battista Martinetti. I lavori, cominciati probabilmente intorno al 1790 – quando il marchese, chiuso il cantiere del suo prestigioso palazzo cittadino avrebbe potuto rivolgere con più agio i propri interessi alla nuova impresa –, risultano compiuti entro la data di morte del proprietario nel 1795. Nell’inventario dei beni appartenuti allo Zambeccari la villa e le sue adiacenze vengono infatti descritti per come si presentano ancora oggi, nonostante gli interventi compiuti nel corso dell’Ottocento, le distruzioni belliche e l’incuria; ciò anche grazie al restauro condotto in vista della sua designazione a sede del Museo della Tappezzeria.

Tempietto di Diana(Foto Francesco Ceccarelli)
Villa Spada- facciata (Foto di Francesco Ceccarelli)

L’edificio è frutto dell’ammodernamento e dell’ingrandimento di una struttura preesistente, che essendo stata sopraelevata di un piano venne dotata di una nuova facciata. Ispirato, secondo la moda che all’epoca prendeva piede, ai dettami del classicismo tratto dalle opere del Cinquecento italiano oltre che dall’antico, il prospetto dorico timpanato si contraddistingue per una grande austerità formale, estesa anche alla facciata secondaria.

Contestualmente il corpo principale dell’edificio venne affiancato da una nuova fabbrica, costruita sopra la conserva da neve, che ad esso si giustappone modificandone il ritmo e arricchendone l’ornato. Si tratta di un vasto ambiente dotato di una grande abside e decorato da statue e stucchi; aperto verso il giardino esso costituisce un elemento di mediazione fra gli interni e gli esterni della villa.

Allo stesso Martinetti spetta con ogni probabilità anche la progettazione del parco della villa, per il quale lo Spada commissionò successivamente ulteriori migliorie. Insieme al bel giardino ricavato sul versante settentrionale degradante della proprietà si ricorda, fra le strutture di cui venne dotato, il cosiddetto Mausoleo del Cane, indicato nei documenti come Tempietto di Diana in virtù delle decorazioni che ne ornavano l’interno; si tratta di un edificio di ordine ionico di modeste dimensioni e grande eleganza sul quale, a sottolineare lo stretto legame che intrattiene con l’ambiente circostante, è posta una terrazza belvedere.

(S. Medde)

Bibliografia

G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, p. 369

F. Lui, Palazzo Zambeccari, in A.M. Matteucci, I decoratori di formazione bolognese tra Settecento e Ottocento. Da Mauro Tesi ad Antonio Basoli, Milano 2002, p. 416

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l’architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A.M. Matteucci e F. Ceccarelli con la collaborazione di S. Medde, Bologna 2008, pp. 227-231 (scheda di S. Medde) e passim