Villa Ranuzzi

Bologna, via Casteldebole 12

La storia e la struttura della villa Ranuzzi presentano motivi di qualche originalità nel panorama bolognese dell’ultimo Settecento. Frutto dell’ammodernamento voluto dal conte Girolamo Ranuzzi intorno al 1782 (come recita l’iscrizione oggi non più leggibile ma originariamente posta sulla trabeazione del pronao dell’edificio) essa venne infatti ricavata dall’annessione di tre distinti corpi di fabbrica, posti a breve distanza uno dall’altro in una tenuta in località Casteldebole, che fin dal Quattrocento apparteneva alla nobile famiglia.

Ancora leggibili nelle vedute aeree del complesso, i nuclei originari furono unificati soprattutto grazie alla realizzazione di una nuova, monumentale facciata di ordine dorico, contraddistinta da un largo impiego del bugnato a sottolineare la parte basamentale dell’edificio, le aperture e gli snodi salienti della struttura. Un ruolo di assoluto primo piano nel contesto della facciata è svolto dall’imponente pronao aggettante posto in corrispondenza dei tre assi centrali dell’edificio. Secondo una formula assai originale esso contiene infatti il vano scala che, collocato di fatto esternamente all’edificio, offre comunque un comodo percorso di collegamento al piano nobile dell’edificio al riparo dagli agenti atmosferici.

Villa Ranuzzi - facciata (Foto di Francesco Ceccarelli)

Pur in assenza di indicazioni più precise appare assai probabile che la conformazione della struttura per come ancora oggi si presenta sia da ricondurre in larga misura alla committenza Gnudi. L’assetto planimetrico della villa di Borgo Panigale presenta infatti motivi di stretta vicinanza con il palazzo bolognese della famiglia (in particolare la presenza di due cortili e la scala nobile posta fra questi ultimi), che lo stesso Antonio fece ristrutturare a Francesco Tadolini a partire dal 1786. Per questi motivi l’architetto può plausibilmente essere ritenuto anche autore del progetto dell’edificio suburbano.

Il Pronao(Foto Francesco Ceccarelli)
Dettaglio di una delle scale di accesso al piano nobile(Foto Francesco Ceccarelli)
Scorcio sulla facciata(Foto Francesco Ceccarelli)

Insieme al prospetto principale dell’edificio, connotato da un autorevole pronao ionico, una menzione merita il ricco apparato decorativo degli interni, realizzato in larga misura dagli stessi autori che lavorarono all’abbellimento della residenza cittadina dello Gnudi: dai Pedrini ai Gandolfi, da Emilio Manfredi  a Vincenzo Martinelli ma anche, secondo una valutazione stilistica delle opere ancora conservate, artisti come Serafino Barozzi, Giovanni Battista Frulli e Giuseppe Valliani.  

(S. Medde)

A. Venturoli, Progetto per lvilla Ranuzzi,  Fondazione collegio artistico Venturoli, Archivio Venturoli, Perizie, cart. R, fasc. 11

Bibliografia

U. Beseghi, Castelli e ville bolognesi, Bologna 1957, pp. 228-229

G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, p. 359

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l’architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A.M. Matteucci e F. Ceccarelli con la collaborazione di S. Medde, Bologna 2008, pp. 219-222 (scheda di S. Medde) e passim