Villa Hercolani

Bologna, via Siepelunga 34

Nel 1484 Giovanni II Bentivoglio acquistò una serie di possessioni a poca distanza da porta S. Stefano. Una di esse apparteneva a Carlo Monti, comprendeva una casa da poco costruita, forse il primo nucleo della villa del signore, che risulta già esistente nel 1487. Confiscata alla caduta dei Bentivoglio, ritornò poi in mano alla famiglia che nel 1537 la concesse in enfiteusi ad Alessandro Attendoli Sforza Manzoli, a loro legato da vincoli di parentela e d’interesse. Attraverso vari passaggi di proprietà (vedi infra), l’edificio nel 1764 giunse in mano a Filippo Ercolani, il quale ne ordinò il radicale restauro che andò a seguire verosimilmente un primo rifacimento dell’inizio dello stesso secolo.

Una descrizione di pochissimo posteriore alla costruzione da parte dei Bentivoglio riferisce di un cortile antistante la villa, cinto da alte mura, allestito a giardino con una fontana; da qui si accedeva al palazzo che si ergeva su un podio di dieci gradini in pietra viva giungendo a una loggia sorretta da colonne di marmo rosso; a sinistra si trovava un’altra loggia su cinque colonne uguali alle precedenti, mentre a destra c’erano tre grandi finestre schermate da inferriate. Al piano superiore si apriva un poggiolo con trentasette colonnette di marmo rosso tonde e ottagonali. La descrizione è confermata da alcune rappresentazioni grafiche precedenti alla radicale ristrutturazione che delineano l’edificio come un castello con corte esterna fortificata, porta e torri circolari agli angoli, facciata con torri gemelle merlate e loggia d’ingresso, una massiccia torre dominante a sinistra sul retro il recinto.

(M.T. Sambin De Norcen)

Villa Belpoggio poi Hercolani (Foto Lucio Rossi - Foto RCR Parma)

Dai Manzoli, la villa passò nel 1680 a Francesco Azzolini, poi ai Pepoli nel 1710, ai Coccapani di Modena e da questi agli Hercolani grazie all’acquisto effettuato dalla contessa Lucrezia Orsi, vedova del conte Astorre Hercolani. A suo nipote Filippo – erede del ramo senatorio della famiglia che si era nel frattempo estinto – si deve una impegnativa ristrutturazione dell’edificio, che assunse in questo frangente il suo volto attuale. Il principe Filippo si avvalse della qualificata collaborazione e della consulenza di Carlo Bianconi per l’ammodernamento degli interni e dell’esterno della villa, che seguì tramite la mediazione del fratello Angelo Michele dopo il suo trasferimento a Milano nel 1778. Qualche anno più tardi, nella seconda metà del 1788, si intervenne anche al piano terra, per i cui ambienti Giacomo Rossi realizzò una serie di sculture rappresentanti rispettivamente Apollo, Igea e Pomona e Euterpe e Flora che ancora ornano l’antico atrio d’ingresso e quella che era la loggia.

Bianconi si applicò anche al progetto della facciata, consegnato nel 1784, lasciando la definizione di alcuni particolari della medesima ad una fase successiva: nel 1784 l’architetto Giuseppe Jarmorini venne retribuito per alcuni disegni degli stessi e per la direzione dei lavori, che risultano a buon punto l’anno dopo. Gli interventi dei due artisti imprimono un nuovo ritmo al prospetto mediante l’applicazione di una sequenza di paraste doriche giganti che abbracciano tutti i livelli dell’edificio scandendone le aperture. Assai significativo per il nuovo assetto della facciata è anche l’inserimento di un monumentale fastigio, realizzato nel 1784 da Giacomo Rossi su progetto di Jarmorini nel quale lo stemma di famiglia è collocato fra due possenti figure d’Ercole, con la scritta celebrativa Philippus M. F. Hercolanius Exornandam Curavit.

Al 1785-1787 datano i lavori per il giardino, che con il suo declivio funge da scenografica cornice del complesso, ben valorizzata dalla successione di diversi livelli organizzati su terrazze congiunte da scalinate, ornate di sculture, oggi perdute. Nella vicenda della sistemazione degli esterni della villa insieme a Carlo Bianconi è documentato Angelo Venturoli, del quale si conservano alcuni elaborati relativi all’impresa e che ricorda nel catalogo delle proprie opere di essere stato incaricato del disegno della recinzione della villa nel 1785.

(S. Medde)

A. Venturoli, Disegno con la parte destra della faccia ta della villa Hercolani a Bologna, Fondazione collegioartistico Venturoli, Archivio Venturoli, Album 1, p. 46

Bibliografia

U. Beseghi, Castelli e ville bolognesi, Bologna 1957, pp.260-262

A. Bolognini Amorini, Elogio di Angelo Venturoli, architetto bolognese, Bologna 1827

G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, pp. 71-73, 346

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l’architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A.M. Matteucci e F. Ceccarelli con la collaborazione di S. Medde, Bologna 2008, pp. 139-147 (schede di A. Frabetti; G. Galeazzi; . Marinelli e V. Camerini)

M. Oretti, Le pitture nelli palazzi e case di villa nel territorio bolognese, ms 1770, p. 3, 13

Palazzi di città e palazzi di campagna. Il rapporto tra cittàe campagna nel territorio bolognese, a cura di N. Scannavini, Bologna 1998

P.L. Perazzini, Villa Belpoggio, ora Hercolani, “Strenna storica bolognese”, LIII, 2003, pp. 275-299

G. Sabadino degli Arienti, Gynevera de le clare donne, a cura di C. Ricci e A. Bacchi Della Lega, Bologna 1887

R.J. Tuttlle, Una lettera da villa Belpoggio , in Arti a confronto. Studi in onore di A.M. Matteucci, a cura di D. Lenzi, Bologna 2004, pp. 77-84