Villa Aldrovandi Marescotti

Bologna, via Toscana 19

Passata nel 1690 in eredità a Riniero Aldrovandi dall’estinta famiglia Marescotti, la tenuta di Camaldoli – cosiddetta da un antico eremo posto nella zona ma non più esistente – comprendeva un edificio padronale di indubbio decoro, dotato di giardino e strutture di servizio.

In vista delle nozze Gianfrancesco Aldrovandi Marescotti con la nobile modenese Lucrezia Fontanelli Aldrovandi, nel 1761 furono promossi importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento della villa, che sono all’origine del suo aspetto attuale.

Fra il 1769 e il 1772 è documentata l’attività dell’architetto Fancesco Tadolini, a cui sono ricondotti i progetti noti per la villa, dalla commistione dei quali si pervenne al disegno poi messo in opera. Non è chiaro se, come appare assai probabile, Tadolini avesse fornito già in precedenza un disegno per l’edificio, i cui lavori di costruzione erano già avanzati nel 1768.

Villa Aldrovandi Marescotti - facciata (Foto di Marco Ravenna)

Il committente predilesse una soluzione fortemente connotata in senso neopalladiano. L’edificio è dominato in facciata da un imponente pronao ionico incassato, alto e profondo, su cui campeggia lo stemma di famiglia. Il corpo centrale è affiancato da due corpi di fabbrica dalla pianta a quarto di cerchio, di ordine dorico e dal coronamento balaustrato che costituisce un elemento di evidente continuità visiva rispetto ai balconcini delle aperture del piano nobile. A differenza di quanto accadeva negli edifici palladiani della campagna veneta, nei quali le barchesse ospitavano gli ambienti di servizio delle tenute agricole, nella villa Aldrovandi esse appaiono piuttosto come elementi essenziali nell’impostazione prospettica e fortemente scenografica dell’insieme, di cui mascherano peraltro l’asimmetria dovuta alla presenza di un pregevole teatrino. Accessibile attraverso la barchessa sinistra, fu realizzato fra il 1761 e il 1763 e inaugurato quell’anno con la rappresentazione dell’Alzira di Voltaire.

Della sistemazione del giardino circostante, avviata a conclusione del cantiere edilizio con la creazione di alcune strutture di servizio poco rimane; si ricorda in particolare la cedraja, oggi adibita a scuola.

(S. Medde)

F. Tadolini, Progetto per la facciata principale della villa Aldrovandi a Bologna,Fondazione collegio artistico Venturoli, Stampe Salina, cartella 453bis/Q, incisioni varie miscellanea, dis. 456

Bibliografia

G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, p.331

A. Frabetti, D. Lenzi, Villa Aldrondi Mazzacorati. Momenti del neoclassicismo tra Camaldoli e Belpoggio, Casalecchio di Reno 1987

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l’architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A.M. Matteucci e F. Ceccarelli con la collaborazione di S. Medde, Bologna 2008, pp. 210-212 (scheda di A. Frabetti) e passim

V. Toschi, L'opera professionale dei periti agrimensoribolognesi: uno strumento di indagine comparata. Un esempio applicato al territorio del "Palazo di Camaldo", oggi villa Aldrovandi Mazzacorati, "Inarcos", 570, pp. 357-365