Villa Aldini

Bologna, via dell’Osservanza 37

Volendo raccogliere un suggerimento formulato da Napoleone in persona che, in visita a Bologna nel 1805, apprezzò le qualità del colle dell’Osservanza in occasione di un’escursione nei dintorni della città, il potente avvocato Antonio Aldini promosse in quella località la costruzione di un ambizioso edificio destinato alla villeggiatura suburbana. Qui egli aveva acquistato anni prima dal Demanio i beni espropriati ai benedettini della Madonna del Monte, un complesso monastico comprendente una chiesa romanica di forma circolare.

Ad una prima fase dei lavori, avviati celermente dal proprietario, dovrebbe risalire l’impegno profuso dall’architetto Giovanni Battista Martinetti per la realizzazione di un edificio decoroso e aggiornato ma privo di particolari ambizioni, la cui planimetria si adattava alle irregolarità del tessuto edilizio preesistente. Solo in un secondo momento, a seguito dell’inarrestabile ascesa politica di Aldini nell’amministrazione francese, risalirebbe la stesura di un nuovo progetto, che venne affidato al giovane Giuseppe Nadi. Sotto la guida di Martinetti il cantiere procedette speditamente dal 1811 circa anche per quello che riguarda la decorazione degli interni – o almeno la loro programmazione – fino al 1816; scomparso da due anni Nadi, la crisi dell’Impero napoleonico coinvolse anche il ministro bolognese portando alla chiusura del cantiere nonostante i lavori non fossero stati ancora ultimati.

Villa Aldini - facciata (Foto di Lucio Rossi - RCR Parma)

Molte furono le manomissioni apportate alla struttura dal nuovo proprietario Girolamo Bertocchi, che intendeva speculare sulla sua demolizione, dall’architetto Antonio Serra fra il 1839 e il 1847 in vista della riapertura dell’edificio al culto e, successivamente, dai restauri novecenteschi condotti da Guido Zucchini. Solo esternamente, pertanto, l’edificio conserva chiara memoria dei suoi trascorsi neoclassici.

Vista del loggiato(Foto di Lucio Rossi - RCR Parma)
Il sottoportico dell'ala sinistra(Foto di Lucio Rossi - RCR Parma)
Vista sul fianco(Foto di Lucio Rossi - RCR Parma)
Scorcio della facciata (Foto di Lucio Rossi - RCR Parma)

Acquistata dal Comune grazie alla pressione esercitata sull’opinione pubblica dai cultori delle belle arti fin dagli anni Trenta dell’Ottocento, pur in cattive condizioni di conservazione la villa mostra ancora il suo fronte austero verso la città dal colle dell’Osservanza. Con il suo pronao retto da otto colonne ioniche, l’ampio frontone decorato con l’Olimpo degli Dei – realizzato da Giacomo De Maria con l’aiuto di Adamo Tadolini – e l’alta base a bugnato gentile nella quale è dissimulata la scalinata bilaterale d’accesso al piano nobile, la villa Aldini costituisce un raro esempio di architettura d’ispirazione antiquaria in un contesto, quale quello bolognese di fine Sette e inizi Ottocento, che fu dominato dal neocinquecentismo d’impronta palladiana professato da Angelo Venturoli.

(S. Medde)

G.B. Marinetti, Progetto per la facciatadi villa Aldini a Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna, Gabinetto disegni e stampe, Raccolta disegni autori vari, cartella 2, n. 658

Bibliografia

G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, p. 331

Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l’architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A.M. Matteucci e F. Ceccarelli con la collaborazione di S. Medde, Bologna 2008, pp. 238-244 (scheda di S. Medde) e passim

Palazzi di città e palazzi di campagna. Il rapporto tra città e campagna nel territorio bolognese, a cura di N. Scannavini, Bologna 1998