Palazzo Magnani
via Masini 82, Zola Predosa
Quando nel 1615 Ludovico Magnani acquista da Ginevra Cavallini Ringhieri il diritto enfiteutico sul possedimento posto nelle vicinanze della chiesa delle Tombe, già di pertinenza della famiglia, esso era dotato di un edificio padronale che era stato di proprietà Bortolelli, come indica il toponimo riportato sulle mappe storiche della zona.
Nonostante non esistano certezze al riguardo è plausibile immaginare che questa costruzione, chiamata palazzo nei documenti, fosse contraddistinta da rilevanti dimensioni e da un certo decoro architettonico. Tanto il nuovo proprietario quanto il suo erede Enea senior, discendente del ramo secondario del casato, contribuirono a migliorare le condizioni della residenza e delle sue pertinenze finanziando interventi di restauro e manutenzione.
In vista delle nozze celebrate nel 1674 fra Enea Magnani Junior e Maria Giulia Albergati, figlia del marchese Girolamo, si decise di realizzare un nuovo palazzo che potesse rappresentare degnamente l’accresciuto prestigio e il potere della famiglia a confronto con la non lontana mole del palazzo Albergati. Non è chiaro se il progetto prevedesse la ricostruzione dalle fondamenta oppure se, come appare invero più probabile, si sia preferito procedere mediante l’ammodernamento e l’ampliamento della vecchia struttura negli anni compresi fra il 1672 e il 1677. Il palazzo, rimasto incompiuto, era destinato a dimensioni di grande rilievo con i suoi 89,30 metri di lunghezza. Doveva essere composto da un blocco centrale scandito in facciata da alte paraste; articolato su più livelli è organizzato in pianta in base alla tradizionale loggia passante intorno a cui si distribuiscono gli ambienti. Gli si dovevano affiancare due corpi laterali simmetrici più bassi di un piano, collegati a quello centrale tramite due corti simmetriche porticate.
Fra gli ambienti più significativi del palazzo è una pregevole cappellina a doppio volume (fruibile cioè tanto al piano terra che al piano nobile) ornata, come altri ambienti dell’edificio, da pitture che alcune fonti riferiscono ai fratelli Giuseppe e Antonio Rolli o – più improbabilmente valutando le date – alla collaborazione dei rinomati Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.