Palazzo
Bentivoglio Pepoli
Via Tevere 18, Zola Predosa
La storia dell’edificio risale alla fine del Quattro, inizi Cinquecento, quando fu costruita su committenza dei Bentivoglio; passata ai Marescotti nel 1540, fu acquistata tra il 1560 e il 1566 da Cornelio Pepoli, membro della famiglia che avrebbe detenuto la proprietà fino al 1824. Fu la contessa Marina Grimani Pepoli, tutrice dei beni del figlio Alessandro in seguito alla morte del marito Cornelio, a promuovere fra il 1778 e il 1806 una significativa ristrutturazione che conferì il suo aspetto attuale all’immobile.
La marchesa si rivolse all’architetto Angelo Venturoli, il cui operato – sempre condizionato dal confronto con le preesistenze – è largamente documentato fra le carte che gli appartennero e quelle di pertinenza della nobile famiglia bolognese.
Se, a parte alcuni interventi strutturali come la costruzione di una nuova scala e il rifacimento di una parte delle volte, l’ammodernamento degli interni fu largamente affidato ad interventi decorativi – di cui rimane testimonianza soprattutto al piano nobile dell’edificio – per gli esterni si profusero maggiori energie. I lavori riguardarono in primo luogo la facciata principale, largamente rifatta, consolidata nelle fondamenta e decorata nel basamento a finto bugnato fra il 1778 e il 1782. Solo nel 1790 si procedette all’ornamentazione della parte superiore, che contestualmente Venturoli propose di sopraelevare nel piano superiore al fine di rendere la fabbrica più proporzionata e comoda, come sarebbe effettivamente stato realizzato fra il 1790 e il 1792 dal capomastro Giuseppe Verardi.
Il fronte di villa Pepoli illustra emblematicamente gli orientamenti neo palladiani professati dall’architetto. Tipica è infatti l’organizzazione della facciata, concepita in chiave bidimensionale mediante il ricorso agli elementi tratti dal repertorio classicista. Emerge, in lieve aggetto, il corpo centrale dell’edificio, nel quale sulla base bugnata corrispondente al piano terra si ergono al piano nobile quattro paraste ioniche e, al di sopra, un imponente timpano ornato dallo scultore Bonaventura Forlani con il motivo celebrativo dello stemma della famiglia Pepoli portato da Vittorie alate.
Venduto dai Pepoli nel 1824, l’edificio passò da prima ai Gambarini e, nel 1840, ai Masini, che ne furono proprietari fino al 1970. Ridotto in pessime condizioni a causa dei danni bellici e dell’incuria, è stato recuperato fra il 1999 e il 2001 grazie ad un impegnativo restauro conservativo condotto dall’architetto Gennaro Filippini.
(S.Medde)
Bibliografia
A. Belletti, Zola Predosa: paese d'origine di Francesco Francia:preistoria, storia e arte, Bologna 1987, pp. 345-375
G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, pp. 356-357
Nel segno di Palladio. Angelo Venturoli e l’architettura di villa nel Bolognese tra Sette e Ottocento, a cura di A.M. Matteucci e F. Ceccarelli con la collaborazione di S. Medde, Bologna 2008, pp. 155-160 (scheda di M. Pace Marzocchi e G. Filippini) e passim