Palazzo Albergati
di Zola Predosa
Via Masini 46, Zola Predosa
Il palazzo, edificato su iniziativa del marchese Girolamo Albergati nella campagna di Zola Predosa, costituisce uno degli episodi di maggiore importanza nella storia dell’architettura bolognese seicentesca. Cominciato poco prima del 1659 probabilmente su progetto dell’architetto Gian Giacomo Monti che si avvalse dell’attiva partecipazione del suo colto committente, l’edificio rimase incompiuto al momento della morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1698.
Dominando con la sua mole compatta e severa, elevata su un’alta base, il palazzo Albergati costituisce il fulcro ordinatore della campagna circostante. È contraddistinto da una pianta rettangolare ed articolato su tre piani. Originariamente servito da due scaloni, uno dei quali venne però demolito entro i primi del Settecento, il piano nobile ospita gli ambienti di rappresentanza e soprattutto il salone delle feste. Quest’ultimo costituisce in tutti i sensi il nucleo centrale dell’edificio: si tratta di un ampio, sorprendente ambiente a triplo volume, su cui è innestato un ulteriore ambiente, la cosiddetta camera di luce. Comunicante nei livelli inferiori con gli spazi circostanti il salone è infatti scenograficamente illuminato dall’alto grazie alle aperture nascoste che in essa si aprono.
Fra la fine del Sette e gli inizi dell’Ottocento furono elaborati alcuni progetti di ammodernamento del palazzo.
Il primo, commissionato ad Angelo Venturoli in una data purtroppo non precisabile con esattezza, è documentato fra le carte dell’architetto oggi custodite presso l’Archivio della Fondazione che gli è intitolata a Bologna. Secondo il consueto lessico neocinquecentista caro a Venturoli, se messo in opera il disegno avrebbe modificato l’edificio in senso neopalladiano dotando il prospetto di un ampio frontone a coronamento del nucleo centrale scandito da lesene, di una base bugnata e di cornici aggiornate alle finestre di ogni ordine.
Il secondo progetto, anch’esso documentato in una serie di disegni conservati per la maggior parte nelle collezioni dell’Archiginnasio di Bologna, fu invece redatto nell’eventualità, mai verificatasi, di trasformare il palazzo in residenza per Napoleone Bonaparte. Si tratta di un ambizioso piano ideato dall’artista Antonio Basoli e dall’architetto Ercole Gasparini nel 1805. Oltre all’ammodernamento della struttura seicentesca, la cui severità risulta in questo caso accentuata piuttosto che mitigata, si prevedeva ora la realizzazione di numerosi altri edifici dalle destinazioni più varie, che avrebbero dovuto essere distribuiti sul territorio circostante.
Di assoluto rilievo appaiono, nel complesso di Zola, i ricchi apparati decorativi realizzati nel corso del Sei e del Settecento. Per quanto riguarda il piano nobile si ricorda in primo luogo l’appartamento di rappresentanza, decorato dal figurista Angelo Michele Colonna e dal quadraturista Giacomo Alboresi con colte allegorie dai significati morali e politici. Gli ambienti dell’appartamento privato furono invece decorati dal pittore Giovanni Antonio Burrini, coadiuvato dal quadraturista Marc’Antonio Chiarini, con episodi e protagonisti della mitologia classica. Oltre alle due camere decorate oramai intorno alla metà del XVIII secolo da Vittorio Maria Bigari e Stefano Orlandi, una menzione merita anche la quadreria realizzata in un arco di tempo piuttosto ampio illustrando una serie di soggetti esotici che rispecchiano gli interessi coltivati dai padroni di casa nella loro biblioteca. Mentre all’ultimo piano cosiddetto ‘delle ringhiere’ fu attivo fra il 1770 e il 1780 circa Giuseppe Valiani, al piano terra le decorazioni furono realizzate nel corso dello stesso decennio da Prospero Pesci, in collaborazione con il figlio Gaetano; si trovano qui conservate fra l’altro una bella stanza paese, originariamente adibita a sala da ballo, ed una camera di rovine, esempio unico in ambito bolognese.
Bibliografia
G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969, pp. 48-53, 330-331
"Palazzo Albergati: le magnifiche stanze. Paesaggio, architettura, decorazione e vita nella villa degli Albergati a Zola", Bolis Editore, Bergamo, 1995. Con testi di Gabriele Mignardi, Ezio Raimondi, Lucia Jodler, Pier Luigi Cervellati, Anna Maria Matteucci Armandi, Eugenio Riccòmini, Maria Pace Marzocchi, Gennaro Filippini.
"Palazzo Albergati. Emozioni, memorie, vita del Palazzo", Bologna, 2008. Con l'introduzione di Anna Maria Matteucci e testi di Egle Conti, Mauro Carboni, Gennaro Filippini, Silvia Medde, Gabriele Mignardi.