Le Tombe
Via Setti, Maccaretolo (S. Pietro in Casale)
L’edificio, fu innalzato da Giovanni II Bentivoglio nel 1490 come dimora di caccia in valle. Dopo la caduta della signoria, esso rimase ai Bentivoglio di Ferrara, che nella prima metà del Seicento, ormai decaduto a dimora rustica, lo cedettero ai Boschetti di Modena, i quali a loro volta, oltre un secolo più tardi, lo vendettero ai Vigoleni Scotti di Piacenza. Durante il dominio napoleonico, fece parte del patrimonio del Ducato di Galliera, per poi andare ai principi d’Orleans e a quelli di Torlonia, che infine lo vendettero ai Ferranti.
Si presenta come una grande casa con tetto a falde, marcata dalle canne fumarie, che conserva l’aspetto tardocinquecentesco ritratto nel manoscritto “Dissegni di alcune prospettive di palazzi, ville e chiese del Bolognese” (attribuito a Egnazio Danti e datato 1578), mentre sono scomparsi gli annessi: un’alta torre e il rivellino sul ponte che dava accesso all’edificio, demoliti tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, mentre nel 1804 fu atterrata l'attigua chiesetta di San Giovanni ante portam latinam.
La conformazione della possessione, che viene configurata come un dosso circondato da un fossato, rende ragione del toponimo che deriva dal latino medievale "tumba", vale a dire "terreno sopraelevato" (rispetto a una zona paludosa o a una fossa).
Nel sottotetto dell'edificio permangono affreschi con lo stemma Bentivoglio.
(M.T. Sambin De Norcen)
Bibliografia
G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969
M. Fanti, Le "Tombe": una dimenticata dimora di Giovanni II Bentivoglio, "Strenna storica bolognese, XVII, 1967"
C. Ghirardacci, Historia di Bologna, Bologna 1933, III, p. 257
Muzzi, Annali della città di Bologna, Bologna 1843, V, p. 180
Ville, castelli e chiese bolognesi da un libro di disegni del Cinquecento , a cura di M. Fanti, Sala Bolognese, 1996