Castello di San Martino

in Soverzano

Via San Donato, San Martino in Soverzano, Minerbio

L’esistenza di un “castello” a San Martino in Soverzano è documentata fin dal Dodicesimo secolo, ma poco sappiamo di questo primo nucleo fortificato, se non che fu incendiato all’epoca dei tumulti del 1194. Successivamente le terre e gli edifici finirono nelle mani degli Ariosti, che nel 1336 sono attestati come proprietari della torre omonima e nel 1386 come residenti nel “castello di San Martino”. Grazie a una descrizione poco più tarda sappiamo trattarsi di una struttura di una certa complessità, fornita di fosse, ponte, porte, con una casa grande, due piccole, colombaia, fienile, quattro capanne in canna di palude.

Castello di San Martino in Soverzano - Facciata posteriore(Foto di Maria Teresa Sambin)

Nel 1407 Bonifacio Ariosti, trasferitosi a Ferrara, vende la proprietà a Chiara Arrighi, che sette anni più tardi la lascerà in eredità al marito Bartolomeo Manzoli (usufruttuario della metà del bene) e al figlio Alessandro. Sembra che proprio Bartolomeo avesse intrapreso importanti lavori fin dal 1411, intendendo fare dell’edificio il simbolo tangibile dell’ascesa sociale della famiglia. Il processo di rinnovamento nella direzione di una maggior agiatezza residenziale e rappresentatività sembra essere continuato per tutto il secolo con la costruzione dell’arioso e precoce portico ionico del cortile. Nonostante la complessa stratificazione di interventi susseguitisi nel corso dei secoli successivi, tale impianto risulta a tutt’oggi perfettamente leggibile un edificio ad un solo piano, impaginato intorno a un cortile porticato su tre lati, sul quale si affacciano gli ambienti di residenza.

Alla famiglia Manzoli, proprietaria dell’edificio fino alla sua estinzione, dobbiamo diverse campagne successive: dalla riqualificazione funzionale e visiva in occasione della cerimonia di infeudazione da parte di Leone X nel 1514, alla ripartizione in due settori abitativi a causa delle controversie ereditarie nel settimo decennio del Cinquecento, ai lavori avviati dai tre fratelli Alessandro, Giorgio e Melchione, che nel 1571 celebrano l’avvenuto il recupero patrimoniale decorando con dipinti di soggetto emblematico le stanze che erano state occupate dal cugino Ulisse Bentivoglio Manzoli; a loro dobbiamo anche la ristrutturazione degli ambienti interni e l’allestimento di una cappella dedicata alla Vergine Maria. A Ulisse risale invece la costruzione della cosiddetta “palazzina” adiacente al rivellino con lo scopo di fungere da foresteria.


Accesso al castello(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma)
Veduta aerea(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma

Nel 1671 si apre una nuova stagione di interventi, con impegnative opere alle sostruzioni della rocca, complessi lavori idraulici, migliorie nell’assetto distributivo e la poco più tarda riedificazione in muratura del portico ligneo deputato a ospitare la fiera locale istituita nel 1584. Passato ai Marsili Duglioli, il castello conserva oggi poche tracce degli interventi attuati durante i due secoli in cui rimase di loro proprietà.Nel 1882 esso è acquistato, insieme all’intera tenuta, dal ricchissimo finanziere Felice Cavazza, che l’anno successivo avvia una campagna edilizia atta a riconvertire la villa in un castello neo-medievale, non senza intenti ideologici e autocelebrativi.

Il figlio Francesco, responsabile dell’operazione, affida l’incarico a Tito Azzolini, per gli interventi murari e restaurativi, e Alfonso Rubbiani, supervisore artistico, con la collaborazione di Corrado Ricci in qualità di storico dell’arte e Achille Casanova per il restauro pittorico.

In questa occasione vengono “riparati” i paramenti murari esterni, compreso il fregio a losanghe che percorre uniformemente l’esterno, ripristinati alcuni merli e dipinte nuove decorazioni araldiche atte a celebrare gli attuali proprietari, sia all’esterno che all’interno del castello.

I lavori interessano anche i dipinti all’esterno della Palazzina. Gli interventi edilizi restano tutto sommato circoscritti, andando a eliminare le modifiche – del resto, a quanto pare non numerose - apportate in età barocca.

(M.T. Sambin De Norcen)

"La Palazzina"(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
Il cortile(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
Uno dei capitelli ionici del cortile(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
La Torre vista dal cortile. (Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
L'ingresso al rivellino(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
La cappella(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
L'insegna di Melchione Manzoli. (Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
Targa commemorativa dei lavori del 1571 (ripristinata) (Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
Dettaglio della decorazione araldica ottocentesca(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
Atrio con decorazione araldica(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
I(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma
Vista dal retro(Foto di Lucio Rossi- Foto RCR Parma)
Egnazio Danti, S. Martino d. SS. Co. Manzoli, ms. Gozzadini 171 © Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio.

Bibliografia

G. Cuppini, A.M. Matteucci, Ville del Bolognese, Bologna 1969

M. Fanti, Le "Tombe": una dimenticata dimora di Giovanni II Bentivoglio, "Strenna storica bolognese, XVII, 1967"

C. Ghirardacci, Historia di Bologna, Bologna 1933, III, p. 257

Muzzi, Annali della città di Bologna, Bologna 1843, V, p. 180

Ville, castelli e chiese bolognesi da un libro di disegni del Cinquecento , a cura di M. Fanti, Sala Bolognese, 1996